Oggi la plastica è un materiale diffusissimo, che diamo quasi per scontato e che spesso è anche considerato come inquinante e per questo non particolarmente amato. In realtà la plastica è un materiale molto versatile e decisamente smart, anche per il fatto che è riciclabile, in problema non è la plastica, ma chi la usa male e la abbandona nell’ambiente.
La storia della plastica è molto interessante, così come la conosciamo oggi inizia a muovere i suoi primi passi già nel XIX secolo, quando tra il 1861 e il 1862, l’Inglese Alexander Parkes brevetta un primo materiale plastico semisintetico, che in seguito sarebbe divenuto noto come Xylonite. Del 1910 è invece il brevetto della Bakelite e negli anni seguenti divennero sempre più numerosi vari materiali plastici. La plastica moderna, che usa il petrolio come materia prima, ha fatto però la sua comparsa durante la Seconda Guerra Mondiale, con progressi che non si sono più fermati nei decenni successivi.
Dagli anni 50 si sono impiegate vari tipi di resine, negli anni ’60 la plastica divenne una sorta di icona pop e dal punto di vista tecnico iniziarono sperimentazioni sui polimeri sempre più sofisticate. Oggi sempre più spesso si cercano alternative alla plastica o si adottano materiali plastici biodegradabili, ad ogni modo questo longevo materiale è ancora parte integrante della nostra quotidianità, in innumerevoli settori e ambiti.
Quanti e quali tipi di plastica esistono oggi
La plastica ha tra i suoi pregi quello di una straordinaria versatilità, è resistente e offre l’interessante possibilità di modificarne le diverse proprietà attraverso l’aggiunta di alcune sostanze durante la sua lavorazione.
Oggi esistono molti materiali plastici differenti, che rispondono bene a varie esigenze. A livello industriale, le quattro tipologie più utilizzate di plastica sono il PET, l’HDPE, il PVC e il PP. Tutte apprezzabili per le loro particolari caratteristiche meccaniche.
Problemi nella lavorazione della plastica
La plastica o meglio potremmo dire le plastiche, hanno come abbiamo visto numerosi punti di forza. I materiali plastici sono resistenti, ma anche flessibili ed estremamente versatili. Inoltre se correttamente raccolti e gestiti possono essere riciclati praticamente all’infinito per dare vita a nuovi oggetti.
La plastica ha però come ovvio anche quelli che potremo identificare come punti deboli o veri e propri difetti. Spesso non ci si pensa, ma la produzione di elementi in PET, PVC o altre materie plastiche molto usate in vari settori, come il packaging, può causare alcune problematiche. Un problema comune e diffuso che si riscontra sulle linee di produzione che lavorano materiali plastici è quello del formarsi di cariche elettrostatiche indesiderate.
Per eliminare l’elettricità statica dalla plastica ci sono varie possibili tecniche e strategie, se parliamo di moderne linee produttive che operano a velocità elevate, una delle soluzioni che si rivelano efficaci è senza dubbio quella di procedere all’installazione di dispositivi come le barre ionizzanti.
Ma perché si forma l’elettricità statica quando si lavora la plastica e perché è importante non sottovalutare, ma piuttosto andare prontamente a risolvere il problema?
La plastica normalmente è un materiale elettricamente neutro, ma quando viene lavorato ad alte velocità, l’attrito o altre sollecitazioni a cui viene sottoposta, possono causare uno squilibrio e quindi l’accumulo di cariche che possono causare parecchie differenti problematiche, come un rallentamento o un blocco dei macchinari, un calo di qualità nella produzione, scosse elettriche agli operatori, ecc.
Gestire questo aspetto è pertanto assolutamente fondamentale e per fortuna come detto esistono soluzioni efficaci per riuscirci.
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